Il Dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN e il Prof. Filippo Martinelli Boneschi, Professore Associato di Neurologia all’Università degli Studi di Milano e Neurologo presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, rispondono alle domande degli utenti sul tema “Sclerosi multipla e ambiente”.
È uscito qualche settimana fa uno studio molto importante, frutto di un lavoro di ricerca durato vent’anni, in cui l’epidemiologo italiano Scherio ha dimostrato come chi sia venuto a contatto con l’infezione presenti un rischio di sviluppare la malattia che è 35 volte superiore rispetto a chi non abbia mai contratto il virus di Epstein-Barr. In particolare, nel lavoro si evidenzia il caso di 35 persone che durante lo studio si sono infettate, sviluppando poco dopo la sclerosi multipla. La vera domanda però è: come è possibile che il 95% della popolazione abbia contratto il virus e invece la percentuale di popolazione che contrae la SM è molto più bassa? La risposta può essere ricercata proprio nei fattori ambientali, che vengono descritti da un modello che ricalca una sorta di effetto domino. Questo gioco, per essere funzionante, deve rispettare una serie di passaggi, che nella sclerosi multipla riguardano la genetica predisponente, bassi livelli di vitamina D e anche il fumo di sigaretta. L’interesse del neurologo diventa quindi quello di intervenire per promuovere uno stile di vita che riduca al minimo l’esposizione a determinati fattori di rischio, soprattutto per le persone che sono geneticamente predisposte alla malattia. Riguardo al virus di Epstein-Barr, è molto interessante l’ipotesi terapeutica di sviluppare dei vaccini, perché quest’ultimi potrebbero limitare l’effetto del virus e conseguentemente lo sviluppo della SM o, altra ipotesi, il vaccino potrebbe essere utilizzato in chi è già affetto dalla malattia per ridurre l’attività infiammatoria causata da essa.