Il Dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN e la Dott.ssa Raffaella Cerqua, Neurologa, Dirigente Medico Azienda Ospedaliera Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona rispondono alle domande degli utenti sul tema "Sm e famiglia: approccio multidisciplinare alla coppia".
Dopo la comunicazione della diagnosi di SM al paziente e alla famiglia bisogna avere il tempo necessario per elaborarla e comprendere a fondo le informazioni ricevute. Attualmente la sclerosi multipla è una malattia che ha preso un decorso diverso, perché i farmaci che abbiamo a disposizione hanno modificato la storia naturale della malattia, che non per forza è disabilitante. In prima istanza, un partner può supportare la persona che ha ricevuto la diagnosi emotivamente, convincendola che le cure a nostra disposizione la aiuteranno. Ci sono però diversi casi in cui la diagnosi arriva quando è già presente una disabilità. In questo caso il supporto può essere di natura motoria, aiutando il paziente nella cura della famiglia, nella gestione della casa e nella vita di tutti i giorni. Questo aiuto può essere fornito dal partner in prima persona, ma se questo si dovesse privare del proprio lavoro o del proprio tempo libero, si dovrebbe ipotizzare la necessità di affidarsi a un supporto esterno. È un fattore importante, perché nella coppia va tutelato anche il tempo libero e l’emotività del partner.