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SM.POSSO.IT - SCLEROSI MULTIPLA: COME PARLARE DI VACCINO A CHI È CONTRARIO?
10/11/2021 04:00

Il Dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN e il Prof. Giuseppe Matarese, MD, PhD, Professor of Immunology Università di Napoli "Federico II" rispondono alle domande dei pazienti sul tema della correlazione tra le vaccinazioni e le malattie autoimmunitarie come la Sclerosi Multipla.

 

Come parlare di vaccino a chi è contrario?

Personalmente non sono né un “no vax” né un “pro vax”, ma un “free vax”. Accompagnerei le persone a scegliere di vaccinarsi tramite la mente e il raziocinio. Questo è un punto fondamentale, perché entrambi gli estremi hanno un atteggiamento sbagliato. Dobbiamo ritenerci fortunati perché la scienza e la tecnologia ci hanno consentito, in un solo anno, di avere dei vaccini efficaci nonostante i limiti di una strategia di prevenzione, che non risulta essere mai infallibile. È un dato di fatto che i Pronto Soccorso e i ricoveri nelle unità di terapia intensiva siano nettamente ridotti.

In un soggetto che ha una comorbidità e che ha una malattia autoimmunitaria con un rischio intrinseco, il vaccino dà un grosso aiuto ad evitare che questi pazienti possano precipitare.

Ovviamente ognuno potrebbe scegliere di effettuare un tampone al giorno per testimoniare che non si è pericolosi per la comunità, ma non è una cosa fattibile su larga scala. Per persuadere le persone a vaccinarsi, bisogna lasciarle scegliere liberamente e senza costrizione. Forse l’errore della politica può essere stato quello di essere troppo impositivi nei confronti delle persone “no vax”, considerandole come persone di terza categoria. Oggi ci troviamo a fronteggiare anche la situazione di persone vaccinate, che si sono infettate ma che non hanno assolutamente i sintomi gravi che hanno le persone non vaccinate. Questo è un altro buon motivo.

 

Perché bisogna riconoscere un merito alla tecnologia che ha consentito di testare i vaccini in breve tempo?

Le tecnologie moderne che utilizzano gli acidi nucleici come mezzi di immunizzazione, si conoscono da più di trent’anni e sono quasi tutte basate su principi di terapia dei tumori. I ricercatori hanno utilizzato metodi come quello di Riccardo Cortese, professore della Università degli Studi di Napoli Federico II, deceduto due anni fa, che ha inventato la tecnologia con adenovirus usata poi nel vaccino AstraZeneca. L’idea di utilizzarlo come “scatola” in cui mettere il materiale genetico del virus e indurre una risposta è quindi un brevetto italiano, mentre prendere un RNA piccolino, quello per esempio del Pfizer o del Moderna, non lo è ma si conosce ugualmente da tanto tempo. Dunque anche se il vaccino è stato realizzato in un anno, c’è stato il tempo di rendersi conto della sua pericolosità, in sistemi sperimentali sia in vitro che in vivo. È ovvio che quello che è in corso sia un grande esperimento mondiale, ma ad oggi non ci sono motivi di credere che i vaccini possano essere in qualche modo pericolosi. Soprattutto dobbiamo calcolare i benefici che oggi abbiamo, infiniti rispetto a quello che la pandemia ha causato.

È chiaro che se si presentassero nuove varianti o nuovi cambi virali noi dovremmo fronteggiarli, ma si spera che nel frattempo anche i presidi di tipo terapeutico per bloccare questo virus possano avere una maggiore efficacia. Sono fiducioso che le vaccinazioni e i farmaci che adoperiamo forniranno una grandissima opportunità. Spero anche che questo possa essere veicolo di cambiamento nella mentalità di ognuno di noi. Fatto ciò, possiamo anche accettare che ci siano persone che non abbiano paura di morire con il Covid-19. È ovvio però che se io non ho paura non devo essere di nocumento per il mio vicino, e questo lo posso fare seguendo i principi di prevenzione (mascherina, distanziamento, tamponi).

 

Possiamo quindi continuare a rassicurare i nostri pazienti sulla vaccinazione?

Assolutamente sì. Il clima che si è creato non ci ha aiutato perché ha generato del sospetto. Nel senso che anche se la scelta di vaccinarsi è libera, si sono innescati alcuni mezzi coercitivi sulla possibilità di effettuarlo. Avremmo potuto essere più persuasivi e dare delle indicazioni dirette, come rendere obbligatoria la vaccinazione. Credo che la politica si debba prendere la responsabilità di certe scelte. Se fossi un legislatore avrei reso obbligatorio il vaccino e avrei mantenuto il profilo di astensione della vaccinazione ove non è possibile farla, ossia nei casi e con le motivazioni specifiche che noi medici conosciamo.