Il Dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN e la Dott.ssa Alice Laroni, Neurologa e Ricercatrice – Università di Genova – IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, rispondono alle domande dei pazienti riguardo al rapporto che intercorre tra la sclerosi multipla e l’immunologia.
Come possiamo aumentare gli anticorpi in modo da poter evitare o limitare il rischio di SM?
Se noi torniamo sempre al nostro esercito, gli anticorpi sono come un po’ i proiettili che vengono sparati dai fucili. Da questo punto di vista, visto che l’esercito all’interno della sclerosi multipla è cattivo, potremmo pensare che questi siano una cosa negativa, ma non in generale. Anche nella SM, infatti, il sistema immunitario continua a fare il suo buon lavoro, producendo anticorpi che servono a proteggerci dai microbi, ma non sappiamo se, all’interno del cervello e del midollo spinale, i proiettili sparati dai fucili siano cattivi. Di sicuro sappiamo che ci sono. Quello che facciamo con l’esame del liquor, che la maggior parte delle persone fa all’inizio della sua storia con la malattia, è infatti andare a ricercare gli anticorpi dove c’è il danno della sclerosi multipla. Quando si fa questo esame si va proprio ad analizzare il liquido cercando le bande oligoclonali, che sono caratteristiche della sclerosi multipla. La cosa un po’ particolare è che si trovano in molte persone con SM, aiutandoci ad essere certi che siamo in presenza della malattia pur senza sapere che ruolo abbiano questi. In questo momento quindi non abbiamo un modo per agire sugli anticorpi, e non possiamo influenzare il decorso della malattia.