Il Prof. Filippo Martinelli Boneschi, Docente all’Università di Milano e Dirigente dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, in un colloquio con il dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo di Studio Digitale della Società Italiana di Neurologia, illustra le nuove strade che la scienza sta per correndo per migliorare la vita dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla.
Professore, quali sono i fattori di rischio e gli elementi che predispongono alla Sclerosi multipla?
E’ un quesito che spesso ci viene posto dai nostri pazienti: chiedono di sapere in che misura possono trasmettere geneticamente la malattia ai loro figli. La sclerosi multipla rientra fra le malattie autoimmuni. Un’alterazione del sistema immunitario che rivolge la propria aggressività nei confronti di una parte del proprio organismo e nello specifico alla mielina. Rientra fra le malattie complesse, cioè quelle malattie causate da una combinazione di fattori genetici e ambientali. Il modello più classico di sviluppo di malattia è quello che insorge nelle persone geneticamente predisposte che entrano in contatto con fattori ambientali di rischio. Questo vuol dire che le persone che ereditano la predisposizione, ma che limitano l’esposizione ambientale ai fattori di rischio non svilupperanno la malattia.
La medicina può intervenire sui fattori genetici e sui fattori ambientali?
Per i primi non possiamo ancora fare molto. Magari in un futuro riusciremo a riprogrammare il nostro assetto genetico. Oggi sappiamo, da uno studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista internazionale “Science”, che sono 233 le varianti genetiche del nostro genoma che in qualche modo aumentano il rischio di sviluppare la malattia. Possiamo però intervenire sui fattori di rischio ambientali modificabili come il fumo di sigaretta, i bassi livelli di Vitamina D, l’obesità in età adolescenziale soprattutto nelle donne e la scarsa attività fisica. Articoliamo perciò il rischio di sviluppare la malattia e lo decliniamo all’interno di queste variabili.
Quale il messaggio di speranza possiamo lanciare sulla sclerosi multipla?
Fortunatamente lo scenario della sclerosi multipla è cambiato in maniera sostanziale negli ultimi anni. Oggi abbiamo ben 15 farmaci a disposizione. Il futuro davanti a noi, che sarà sempre più una realtà, credo che sia “la medicina di precisione”: avere cioè una scelta farmacologica ampia che possiamo adattare alle problematiche del paziente. Dobbiamo immaginare di essere dei sarti che devono preparare un vestito su misura. Un tempo si avevano a disposizione due farmaci, e parlo solo di venti anni fa. Oggi ne abbiamo una scelta maggiore che ci consente di prescrivere il farmaco migliore sin dall’inizio.
Sta lavorando a progetti tesi a individuare nuovi strumenti di prevenzione?
Sono coinvolto in un progetto europeo che si prefigge lo scopo di sviluppare dei biomarcatori che siano in grado sin dall’inizio della malattia di prevederne lo sviluppo. Questo progetto ha lo scopo di poter lavorare anche con dei biomarcatori sierologici come i neurofilamenti. Con queste nuove informazioni possiamo indirizzare il paziente verso la terapia più corretta. Oggi la maggior parte delle persone che seguiamo sono giovani che, grazie alla nuove cure, possono avere una qualità della vita ottima.
Il vaccino per il covid19 può rappresentare un rischio per gli ammalati di sclerosi multipla?
Il meccanismo dei nuovi vaccini non rappresenta un rischio per gli ammalati di sclerosi multipla. Non c’è alcuna evidenza che il vaccino aumenti la possibilità di ricadute o che ci sia un rischio per lo sviluppo di effetti collaterali. Resta un problema di piena efficacia del vaccino stesso per alcune specifiche categorie di farmaci che potrebbero incidervi. In particolare alcuni lavori hanno messo in luce come alcune terapie, quelle anti-CD20 per esempio, tendono a ridurre la capacità di sviluppare gli anticorpi. Per questa ragione bisogna semplicemente, per adesso, avere l’accuratezza di rispettare una tempistica dalla somministrazione di questi farmaci per massimizzare l’effetto del vaccino. Stiamo parlando comunque di una ridotta efficacia e non di problematiche sulla sicurezza. Quindi a tutte le persone con la Sclerosi multipla l’indicazione è di fare il vaccino per il Covid19 appena sarà possibile. Quando si raggiungerà il 70% di vaccinati raggiungeremo l’immunità di gregge e potremo dire di aver superato questa pandemia.
E’ importante la presenza a scopo divulgativo dei neurologi e dei medici in generale sui social e nel web?
C’è un gruppo di lavoro coordinato dal Dott. Luigi Lavorgna che sta curando molto questo aspetto. Credo che si debba guardare anche al futuro e si debbano utilizzare gli strumenti con cui i giovani hanno più dimestichezza. Peraltro i social sono particolarmente in target con i nostri pazienti. Infatti l’esordio della malattia è, in media, tra i 25 e i 35 anni. La presenza di neurologi attenti a questo tipo di piattaforme è importante perché è fondamentale ricondurre alla scientificità di certe informazioni e per contrastare le fake news. Lo trovo un avanzamento culturale che noi medici dobbiamo fare.