Il dott. Luigi Lavorgna, Neurologo Aou Università “Luigi Vanvitelli” e coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN, si confronta sul tema ”Alimentazione e Sclerosi Multipla” con la Professoressa Marinella Clerico, Responsabile SSD Patologie Neurologiche Specialistiche, AOU San Luigi Gonzaga e Prof.ssa associata Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche Università di Torino.
Qual è la sua esperienza in ambulatorio? Le persone le chiederanno sicuramente cosa devono mangiare e quali abitudini alimentari devono adottare.
La mia visione in questo ambito nasce tanto tempo fa e con il passare degli anni è cambiata. Arrivati a un certo punto della nostra esperienza, a noi medici, è capitato di ricevere alcune domande su abitudini di vita, prime su tutte quelle alimentari. Nei primi anni 2000 questa situazione si era creata per via di una moda, quella della dieta Kousmine. Questa dieta veniva proposta specificatamente a pazienti affetti da Sclerosi Multipla, perciò molti nostri pazienti venivano in ambulatorio per una nostra opinione a riguardo. La mia risposta di allora era molto diversa rispetto a quella di adesso. Mi veniva richiesto il parere rispetto a una dieta molto restrittiva e molto particolare. Restrittiva non soltanto per le calorie e gli alimenti, ma anche per quanto riguardo il piacere del mangiare, sul lato principalmente edonistico. Sembrava quasi una dieta punitiva. Io, in ogni caso, rispondevo che ci potevano sicuramente essere dei vantaggi, ma non erano evidenze scientifiche. La mia proposta era di avere una dieta sana, varia e equilibrata, associandolo a un grado di attività fisica sostenibile per i pazienti.
Quando iniziarono a nascere evidenze scientifiche importanti dal punto di vista della ricerca, riguardo la correlazione tra quello che si mangiava e status infiammatorio intestinale, è cambiato tutto. È nata un'attenzione scientifica e in seguito abbiamo iniziato a concepire tutte le nuove diete come additivo terapeutico, ma mai come sostitutivo.