Il Dott. Luigi Lavorgna, Neurologo AOU Università “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore Gruppo Studio Digitale SIN intervista il dott. Paolo Immovilli, neurologo, sul tema della Genitorialità per i pazienti con Sclerosi Multipla.
Cosa possiamo rispondere a quei pazienti che rinunciano ad avere figli perché hanno paura che la malattia possa peggiorare la loro autonomia?
Al giorno d’oggi noi abbiamo degli indici prognostici molto robusti sin dall’esordio della malattia che ci permettono di capire se siamo davanti ad una delle forme più aggressive. Oltre a questo abbiamo degli indici precoci di risonanza magnetica di risposta alla terapia che, se utilizzati nella maniera corretta, ci permettono davvero di sfruttare al meglio le due finestre terapeutiche. Possiamo così indicare una cura in grado di modificare il decorso della malattia o uno shift ad una terapia ad efficacia superiore nel caso la precedente soluzione individuata non funzioni. Con queste premesse il rischio di disabilità a lungo termine viene ridotto.
Inoltre esistono tanti dati, sia epidemiologici sia anche raccolti dal barometro dell’AISM, che ci evidenziano come ormai a lungo termine la corte di pazienti con SM abbia una bassa disabilità. Uno studio effettuato in Emilia Romagna dal prof. Garnieri nel 2015 ci sottolinea che nelle corti dei pazienti oggi dopo dieci anni di malattia, solo un paziente su dieci è a rischio di disabilità sostanziale.