Cinzia De Martini
Istruzione e Formazione: Letteratura e Filosofia
Profilo Amatoriale
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Chi sono io? Cinzia. Ciottolo. Cionetto. Amore. Mamma. Nonna. Maestra. Dottoressa. Scrittrice. Questo sono io, per gli altri. Per me tutto questo e qualcos’altro, che gli altri non sanno. Mio papà mi chiamava Ciottolo, non so perché. Non ho trovato il tempo per chiederglielo. Ma mi piaceva. Il mio nome è diventato Cincione, poi Cione, alla fine Cionetto, per i miei fratelli. Mi piace così tanto che è diventato il mio nickname. Mi chiama Amore mio marito, dopo 49 anni di matrimonio. E davvero mi piace tanto. Mamma. Così mi chiamano i miei due bambini, che adesso sono padri. E forse è il nome che mi piace più di tutti. Diventare nonna è stata una gioia che mi ha fatto piangere. Ho pianto con in braccio Alice, venuta al mondo da pochi minuti. Tenendo stretto il mio dito nella sua manina mi fissava come a chiedermi “e adesso?”. Ho pianto quando ho visto Viola, i suoi capelli piumosi. Quella mattina di marzo il mio giardino si era riempito di viole. Ho pianto quando, in un pomeriggio grigio di novembre, seduta da sola nella sala d’attesa, dopo l’urlo di mia nuora ho sentito il grido di Jacopo che salutava il mondo. Mia nonna diceva che ai bambini si vuole un bene che fa male al cuore, e aveva ragione. Mi chiamavano Maestra i miei tanti altri bambini, quelli a cui ho insegnato a leggere a scrivere ma soprattutto a diventare amici. Era bello essere la loro maestra. Poi un giorno, per colpa di una botta sul collo, è partito un embolo che ha colpito il centro del linguaggio. Sono diventata muta e analfabeta: dalla bocca uscivano suoni incomprensibili, dalla penna soltanto scarabocchi. Capivo quello che mi dicevano, ma non potevo rispondere. A poco a poco le parole sono tornate. Quando ho cominciato a recuperare il linguaggio ho deciso di mettere alla prova il mio cervello bacato. E sono diventata psicologa. I miei pazienti mi chiamano dottoressa. Ascolto il loro pianto, la loro rabbia, li accompagno a cercare la speranza. È faticoso essere dottoressa. Ma mi piace. E soprattutto mi piace scrivere. Per me è molto più facile che parlare. Non c’è la pressione di chi aspetta una risposta. Le parole non sono definitive. Posso modificare la realtà, inventare, guardare con occhi diversi dai miei. Posso sognare, e il bello è che il sogno lo decido io. Incontro amici che escono dalla mia penna e prendono vita. Se poi qualcuno mi legge e riesce a entrare nel mio sogno, forse scopre delle cose di me che nemmeno io so. Io posso offrire questo: storie da condividere.
Livello Amatoriale
BAREGGIO (MI)
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